Tradimento svelato all’aeroporto: il mio inseguimento e la mia rivelazione a Parigi

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Era una mattina di settembre quando Alëna mi chiamò, la sua voce tremava come una foglia al vento. Non l’avevo sentita così dal giorno in cui mi aveva lasciato per la città. Con il cuore in gola, presi il telefono.

— Mamma, posso venire a trovarti domani? Devo parlarti.

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Non riuscivo a capire cosa ci fosse dietro quelle parole, ma qualcosa nel tono mi preoccupava.

Il giorno dopo, arrivò in treno, come sempre, con il suo zaino carico di libri e sogni. Non appena la vidi, la sua espressione mi fece capire che qualcosa non andava.

— Cosa succede, Alëna? — chiesi, abbracciandola.

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Mi guardò con occhi tristi, come se volesse dirmi qualcosa ma non trovasse le parole giuste.

— Mamma, ho deciso… voglio tornare a vivere qui, con te. Ho trovato un appartamento in città, ma… non mi sento più a casa. Mi manca tutto ciò che avevamo insieme.

Le parole mi colpirono come una pioggia improvvisa. La mia bambina, quella che avevo trovato vicino ai binari, quella che aveva vinto concorsi e ottenuto borse di studio, ora cercava la casa che avevamo costruito insieme.

— Ma come? La tua carriera, i tuoi sogni? — dissi, incapace di nascondere la sorpresa.

Alëna sorrise debolmente, guardandomi negli occhi.

— Mamma, ho capito che la mia vita non è quella che immaginavo. Ho bisogno di essere con te, di sentire il calore di casa. La medicina, i bambini… tutto è importante, ma senza di te, tutto perde significato.

In quel momento, capii che non importava quale fosse la sua carriera, né dove sarebbe andata. Alëna, la mia piccola, stava tornando a casa, dove tutto aveva avuto inizio.

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