Ne ho viste tante in quindici anni di servizio tra cucine, piatti rotti e clienti insopportabili, ma quella sera prima di Natale resterà nella storia.
Ero alla reception, come spesso accade nei weekend pieni, a dare una mano al mio staff. Il ristorante — La Flor del Barrio — era colmo. Tavoli pieni, risate ovattate, il tintinnio di calici e il profumo di paella e baccalà che si mescolava all’aria gelida che entrava ad ogni apertura della porta.
Fu allora che entrò lei. Meghan.
Tacchi alti, cappotto beige troppo leggero per dicembre, un sorriso da copertina e un seguito di cinque donne vestite come se stessero per entrare in un rooftop di Manhattan, non in un ristorante spagnolo di quartiere.
«Un tavolo per sei. Subito, grazie», disse senza nemmeno guardare Madison, la mia hostess.
Madison scrollò il capo con il solito garbo: «Mi dispiace, signora. Siamo al completo. Avevate una prenotazione?»
Meghan fece un gesto col dito perfettamente manicurato: «Oh no, ma sono amica della proprietaria. Dovrebbe esserci un tavolo per noi.»
Madison esitò un secondo. Mi lanciò uno sguardo.
Feci un passo avanti. «Mi occupo personalmente degli amici della proprietà. Come si chiama la sua amica, se posso chiedere?»
«Carmen», rispose lei, sicura. «Siamo amiche da anni. Mi ha detto che posso passare quando voglio.»
Trattenni il sorriso. Carmen ero io.
La guardai dritta negli occhi. «È un piacere. Mi chiamo Carmen. Sono io la proprietaria.»
La sua espressione cambiò in un istante. Un secondo prima era regale, il secondo dopo… pietrificata.
Ma non le diedi il tempo di reagire.
«Sa cosa? Forse abbiamo qualcosa per voi. Un tavolo speciale, in effetti.»
Mi girai verso Madison, che stava già trattenendo una risata.
«Tavolo ventitré. Quello vicino alla cucina.»
Non era un tavolo. Era una console pieghevole che usavamo quando avevamo bisogno di spazio extra per gli ordini da asporto. Due sgabelli instabili, tra l’uscita dei piatti caldi e la porta del frigo.
«Oh, ehm…» mormorò Meghan. Ma le sue amiche si erano già sedute, intimidite dagli sguardi dei clienti. Meghan si trovò costretta a seguirle.
Per completare l’opera, mandai al tavolo un piatto di croquetas de bacalao — con un biglietto: “Dalla tua cara amica Carmen. Prossima volta, prenota.”
Mangiarono in silenzio. Quando se ne andarono, Meghan evitò accuratamente di incrociare il mio sguardo.
Il giorno dopo, su Google, apparve una nuova recensione a cinque stelle:
“La proprietaria è una donna fantastica, il cibo eccezionale. Meglio prenotare con largo anticipo!”
E con questo, Meghan aveva finalmente detto una verità.