Una nuova nascita, una nuova vita. Anni dopo, un incontro che ha cambiato tutto.

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Matthew non pronunciò una parola quando firmò i documenti. Anne teneva ancora in braccio la piccola Grace, nata tre settimane prima. Era la quinta figlia femmina. E a quanto pareva, l’ultima goccia.

«Ti avevo detto che volevo un maschio», fu tutto ciò che le disse, prima di uscire di casa per non tornare più.

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Gli anni passarono. Anne si trasferì con le bambine in una cittadina sulla costa dell’Oregon, dove la sorella le offrì un piccolo cottage e un lavoro part-time nella biblioteca comunale. La maternità le aveva consumato le energie ma non la speranza. Ogni sera leggeva alle sue figlie storie di donne coraggiose, piene di sogni. E le cresceva con l’idea che fossero abbastanza. Così come erano.

Un giorno, mentre portava le gemelle a un laboratorio di arte al museo di Portland, Anne si fermò a comprare un caffè. Dietro di lei in fila, sentì una voce maschile familiare.

«Anne? Sei tu?»

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Si voltò, e lo vide. Harry, il suo amico di liceo, quello che le scriveva poesie nei margini dei quaderni e che una volta le aveva chiesto di ballare sotto la pioggia. Non lo vedeva da almeno quindici anni.

«Harry! Che sorpresa! Sei qui in città?»

«Da poco. Ho aperto una galleria. Fotografia naturalistica. E tu? Che ci fai da queste parti?»

Parlarono per quasi un’ora, seduti a una panchina vicino al parco. Anne gli raccontò delle bambine, della sua nuova vita. Lui le raccontò che non si era mai sposato.
«Nessuna era… te», disse con un sorriso, quasi imbarazzato.

Quel giorno, qualcosa cambiò. Anne cominciò a scrivergli. Poi ad incontrarlo. Harry diventò una presenza gentile, costante, e soprattutto, non giudicante. Le sue figlie lo adoravano.

Un pomeriggio, mentre tornava da un festival scolastico, Anne si imbatté in Matthew davanti a una concessionaria d’auto. Lui era ingrassato, con i capelli brizzolati e l’aria spenta. Stava vendendo assicurazioni porta a porta.

«Anne?» disse stupito. «Sei tu?»

Lei lo guardò. Ci mise qualche secondo per riconoscerlo.

«Sì, sono io.»

Ci fu un lungo silenzio. Poi lui abbassò lo sguardo.

«Le bambine stanno bene?»

«Sono splendide. Forti. Unite. Intelligenti. Tutto quello che avresti voluto in un figlio maschio. Ma non te ne sei accorto.»

Matthew non rispose. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma ogni parola gli si piantava in gola.

«Ah, e ora aspettano un fratellino», aggiunse Anne. «Si chiama Elias. Nascerà tra due mesi.»

Matthew la guardò, incredulo.

«Harry e io ci siamo sposati lo scorso autunno.»

Quella notte, Matthew tornò nella sua stanza in affitto. Non accese nemmeno la luce. Solo allora capì che non aveva perso un figlio. Aveva perso sei figlie.

E una donna che, per qualcuno, valeva il mondo.