Vitja partì per una vacanza con l’amante, ma non si aspettava che la moglie fosse già al corrente di tutto. A casa lo aspettava una GRANDE sorpresa.

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Vittorio quella mattina era raggiante. Finalmente avrebbe potuto trascorrere un’intera settimana con Marina, senza dover più ricorrere ad appartamenti in affitto, messaggi cancellati in fretta o atteggiamenti distaccati in ufficio.

Nel cruscotto della sua auto, nascosta nell’angolo del vano portaoggetti, c’era la conferma della loro fuga romantica: due biglietti per una settimana a Sharm el-Sheikh. Per la moglie, invece, aveva preparato una versione più sobria: un documento di trasferta per un fittizio viaggio di lavoro a Dnipro, per l’acquisto di nuovi macchinari aziendali.

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La sera, come sempre, tornò a casa, baciò Irina, diede un’occhiata al diario di scuola della figlia e cenò con grande appetito.

Poi, abbracciando la moglie nel letto, le sussurrò:

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— Domani parto per una settimana, mi mancherai?

— Certo, — rispose Irina, con un sorriso tranquillo.

— Dove vai stavolta?

— A Dnipro. Dobbiamo aggiornare l’impianto. Sai com’è, il lavoro chiama.

Irina non disse altro. Non serviva.

Da mesi sospettava un tradimento, ma mancavano le prove. Eppure, quella sera, mentre Vittorio dormiva profondamente, Irina scese nel garage con la solita scusa di controllare se avesse lasciato i fari accesi. In realtà, da tempo aveva l’abitudine di perquisire l’auto del marito.
E questa volta trovò quello che cercava. I biglietti portavano due nomi chiarissimi: Vittorio Smirnov e Marina Legkova. Nessuna trasferta di lavoro, solo una vacanza da amanti.

Il mattino dopo, quando Vittorio ribadì la sua partenza per Dnipro e accennò a un nuovo reparto per la stampa di magliette, Irina rise tra sé.

— Magari me ne regalerai una con il mio viso? — disse.

— Esatto! Così sarai sempre con me! — rispose lui, compiaciuto.

Irina pensò soltanto: E tu non hai idea di quanto ti costerà questa bugia.

Vittorio dirigeva una delle più importanti agenzie pubblicitarie del Paese. Le trasferte erano continue, gli affari andavano bene, e a casa tornava solo tre o quattro volte a settimana. Irina non lavorava per necessità economica: era giornalista freelance per una rivista di tendenza, scriveva per passione.
Aveva accettato quel matrimonio per sfuggire all’opprimente casa dei genitori, complice una gravidanza inattesa. Forse non aveva mai amato davvero Vittorio. Ma lui, almeno all’inizio, l’aveva trattata come una perla rara: bella, elegante, con uno sguardo che catturava tutti.

Poi era arrivata Marina.

Marina, la segretaria assunta più per bellezza che per competenza. Con pochi scrupoli, capace di ottenere qualunque contratto desiderasse, usando il suo corpo e la sua parlantina. Vittorio, pur sapendo, non chiedeva mai spiegazioni. Gli affari andavano bene e tanto bastava.

Marina era una bomba mediterranea: carnagione dorata, occhi di brace, curve mozzafiato. Una donna che sapeva quello che voleva, e che otteneva sempre tutto.

Quella mattina, valigia alla mano, Marina prese un taxi per l’aeroporto. Vittorio la stava già aspettando con un sorriso complice.

A casa, Irina rimase sola. Ma non era più la ragazza ingenua di dieci anni prima.

Quella stessa mattina telefonò a Vadim, amico d’infanzia di Vittorio e ora suo più grande nemico.

— Ciao Vadim. È ora di sistemare i conti.

— Irina? Hai deciso?

— Sì. Lui è in vacanza con la sua segretaria. Io ho trovato i biglietti. Preparati.

— Ti assicuro che sarà un piacere.

— E io avrò tutte le prove che servono.

Quel contratto matrimoniale infame che l’obbligava al silenzio sarebbe finalmente diventato carta straccia. Vadim, l’avvocato abbandonato, avrebbe avuto la sua vendetta. E Irina, la moglie tradita, la sua libertà.

Ma non solo.

Irina stava scrivendo da mesi un lungo articolo dal titolo provvisorio “Il lato oscuro del successo”, un’inchiesta mascherata da romanzo-verità.

Con nomi modificati e dettagli “romanzati”, il protagonista era proprio lui: un imprenditore vanitoso, bugiardo e crudele. Un uomo che trattava le donne come oggetti, gli amici come pedine.

L’articolo sarebbe uscito proprio mentre Vittorio era ancora in Egitto. Con foto, nomi in codice facilmente decifrabili, e qualche indizio che avrebbe fatto impazzire le malelingue del settore.

Quando sarebbe tornato, non avrebbe perso solo la moglie.

Avrebbe perso anche la faccia.

E per un uomo come lui, quello sarebbe stato il colpo più duro.

 

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