La mia vita trasformata in un inferno dopo il matrimonio: la verità su mia moglie
Mi chiamo Lorenzo, ho 38 anni, e se qualcuno mi avesse detto che avrei sposato una sconosciuta, non ci avrei mai creduto. Invece è successo.
Quando ho conosciuto Elena, sembrava tutto perfetto: elegante, intelligente, affascinante, con quel sorriso che ti disarma. Ci siamo frequentati per pochi mesi e poi, in un impeto romantico, le ho chiesto di sposarmi. Lei ha detto sì.
Ero felice. Ma non avevo idea che stessi firmando la condanna della mia stessa serenità.
All’inizio era solo qualche piccola stranezza: Elena non parlava mai della sua famiglia, evitava le telefonate in mia presenza, cambiava spesso numero. Diceva di essere riservata. L’ho accettato.
Poi ha iniziato a lavorare di notte, senza spiegazioni. Usciva alle dieci e tornava alle cinque del mattino, dicendo che era in «turno straordinario». Lavorava come restauratrice. Ma quando chiamai il suo studio per farle una sorpresa, mi dissero che aveva lasciato l’impiego tre mesi prima.
Quando l’ho affrontata, ha sorriso con calma glaciale. Mi ha detto:
«Ci sono cose che è meglio tu non sappia.»
Il giorno dopo ho trovato la cassaforte di casa svuotata. Non soldi – non ce n’erano – ma i documenti di identità, i miei. Tutti. Passaporto, patente, codici fiscali. Spariti.
E con loro, anche Elena.
Sono andato alla polizia. Non risultava alcun matrimonio registrato. Il certificato che avevamo firmato? Falso. Il prete? Mai esistito.
Mi avevano raggirato. Lei non era chi diceva di essere. E io… ero solo un nome rubato in più nel suo archivio.
Qualche settimana dopo ho ricevuto una busta per posta, senza mittente. Dentro c’era una foto: io che dormo, lei accanto a me… e dietro di noi, nello specchio, una terza figura che non avevo mai visto.
Dal giorno della sua scomparsa, qualcuno mi segue. Non la vedo, ma la sento. E a volte sogno Elena. Mi parla in lingue che non conosco. E ogni volta mi sveglio con il cuore in gola… e il sospetto che il mio inferno non sia ancora finito.