Quando mio marito mi ha annunciato di aver organizzato una settimana in hotel per me e i bambini, sono rimasta interdetta.

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Quando Luca propose quella mini vacanza all’improvviso, una vocina dentro di me suonò l’allarme. Non era da lui organizzare qualcosa di speciale per me, né tantomeno mostrarsi così attento. Eppure, con un sorriso forzato e occhi sfuggenti, mi convinse ad andare con i bambini, Giulia e Tommaso, al Grand Hotel con la scusa di “rilassarci un po’”.

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“E tu non vieni?” chiesi, scrutandolo con sospetto.

Si passò la mano tra i capelli, evitando di guardarmi. “Ho troppe scadenze in ufficio… Ma voi godetevela, i bimbi si divertiranno.”

Non dissi nulla. I bambini erano elettrizzati, e lui aveva pensato a tutto nei minimi dettagli. Ma mentre piegavo vestiti e chiudevo valigie, sentivo crescere dentro un senso di disagio, come se stessi cadendo in una trappola che non riuscivo ancora a vedere.

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I primi giorni passarono in un turbine di risate e richieste. Giulia voleva restare ore in piscina, Tommaso piangeva perché il cibo non era “come quello di casa”. E io? Troppo impegnata per riflettere. Ma nei momenti di calma, la mente tornava sempre lì: qualcosa non tornava.

Le notti erano le peggiori. Quando finalmente il silenzio scendeva nella stanza e i bambini dormivano, l’ansia tornava a mordermi il petto. Al quarto giorno, iniziai a immaginare il peggio. Un’altra donna? Un segreto? Un tradimento?

Alla quinta sera, sfinita da quell’angoscia, chiamai una babysitter affidabile dell’albergo e presi la macchina. Guidai fino a casa nella notte, spinta da un bisogno viscerale di sapere.

Quando entrai, mi aspettavo qualsiasi cosa… tranne quella scena.

La casa era buia, silenziosa. E sul divano del soggiorno, avvolta in una coperta che non era la sua, c’era sua madre, Teresa. Con aria regale, sorseggiava tè dalla mia tazza preferita. Intorno, borse ovunque, come se si fosse appena trasferita.

Mi guardò con sufficienza. “Oh, che sorpresa… pensavo tornassi domani.”

Rimasi impietrita. “Teresa…? Che ci fai qui?”

“Luca non te l’ha detto?” rispose con un mezzo sorriso. “Mi fermo per un po’. Gli ho detto che era ora che qualcuno mettesse ordine qui dentro.”

In quel momento, comparve Luca. Pallido. Colpevole. Senza parole.

“Ma sei già tornata?” balbettò, schivando il mio sguardo.

“Già.” La mia voce era ferma, anche se dentro tremavo. “E immagino che non fosse nei tuoi piani informarmi…”

Silenzio. Nessuna spiegazione.

Teresa sembrava godersi la scena. Non aveva mai nascosto il suo disprezzo per me. E ora era lì, accampata in casa mia come una regina.

Quella notte non dormii. Teresa si era presa la nostra stanza, io mi rifugiai nella cameretta degli ospiti. Rimasi sveglia, occhi fissi sul soffitto, mentre il dolore diventava qualcosa di più tagliente: chiarezza.

Poi, sentii voci in cucina. Mi avvicinai, senza fare rumore.

“Questa casa è un disastro,” sbuffava Teresa. “E quei bambini? Maleducati, rumorosi… Non assomigliano affatto a te.”

“Mamma, ti prego…” mormorò Luca.

“Non implorarmi. Te l’ho sempre detto: lei non è all’altezza. E lo sai anche tu.”

Ci fu una pausa.

Poi Luca, con voce flebile, disse: “Hai ragione.”

Quel momento spezzò qualcosa dentro di me. Niente urla, niente pianti. Solo un freddo, netto distacco. Una decisione presa in silenzio.

Il mattino dopo, sorrisi. Lo baciai sulla guancia. “Sai una cosa? Forse prolungheremo il soggiorno in hotel. Ai bambini fa bene.”

Non tornai mai in quell’hotel. Andai direttamente da un avvocato. Passai in banca. In tre giorni, avevo sistemato tutto.

Quando Luca e sua madre rientrarono, la casa era vuota. Restavano solo i suoi vestiti, la console di gioco… e un biglietto sul tavolo:

“Ora puoi vivere con tua madre. I bambini ed io abbiamo voltato pagina. Non cercarci.”

Mi chiamò due settimane dopo. Piangeva. “Ho mandato via mamma. Ti prego, torna. Farò tutto quello che vuoi.”

Ero quasi tentata. Quasi.

Poi la signora Ferri, la nostra vicina, mi disse con voce allegra: “Tua suocera? Carinissima! Ha portato scatoloni tutti i giorni. Diceva che finalmente si trasferiva definitivamente!”

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