Evgenia e la sua amica Inna sedevano al bar ormai da un’ora, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, temendo di perdersi un momento cruciale. Avevano già bevuto due tazze di caffè ciascuna e consumato abbondantemente i loro dolci, ma al di là del vetro non accadeva nulla. Il silenzio che si era instaurato fu improvvisamente spezzato da Evgenia, che sbottò con impazienza:
«Inna, basta così! Sono stanca di fissare il vuoto. Qui non c’è nessuno! Probabilmente ti sei sbagliata; Artem non è quel tipo di uomo. Stiamo insieme da metà della nostra vita! Certo, il suo carattere è tutt’altro che facile, ma tradire? No, non ci credo! Andiamo via, la gente comincia a guardarci!»
Ma Inna rimase implacabile:
«Aspettiamo ancora dieci minuti e vedrai. La giornata lavorativa è finita, tra poco li vedremo, i nostri piccioncini! Non mi sono sbagliata, ho già visto tuo marito con quella donna vistosa almeno tre volte. Ti dico che è la sua amante! Oh, guarda, eccoli!»
Evgenia si sporse contro il vetro e vide suo marito uscire dall’ufficio, mano nella mano con una giovane donna dalle forme generose. Con naturalezza le aprì la portiera dell’auto, le sfiorò la guancia con un bacio e la aiutò a salire, irradiando un’evidente felicità e fierezza per quella compagnia.
Il cuore di Evgenia si strinse in una morsa di dolore. Sentì un’ondata di calore avvolgerla, lasciò sfuggire un gemito soffocato e il suo volto si contorse in una smorfia. Inna, preoccupata, le agitò un tovagliolo davanti e le porse un bicchiere d’acqua:
«Gen, ti senti male? Bevi, ti aiuterà. Scusami, volevo solo farti conoscere la verità… non pensavo ti avrebbe colpito così.»
Evgenia sorseggiò l’acqua e sospirò profondamente:
«Lascia stare, sto bene. Forse è solo il caffè a farmi questo effetto. E poi, chi dice che sia la sua amante? Potrebbe essere una collega o una conoscente. Basta con queste storie da detective! Devo tornare a casa, Artem arriverà presto e la cena non è ancora pronta.»
Inna alzò le spalle, infastidita:
«Come vuoi, ma non ti obbligo a credere a qualcosa che hai visto con i tuoi occhi.»
Evgenia si sentì vacillare, tormentata dai pensieri. «Stiamo insieme da dieci anni, e nonostante ogni tentativo, non sono mai riuscita a rimanere incinta. Forse è per questo che Artem si è trovato una giovane donna, per avere un figlio? E adesso? Come posso continuare a vivere? Lo amo ancora… e la nostra famiglia?»
Inna, notando la disperazione della sua amica, fece una proposta inaspettata:
«Sai cosa? La tua cena può aspettare. Proprio dietro l’angolo vive una cartomante molto rinomata. Andiamo a consultarla? Dicono che non sbagli mai. Vediamo se davvero Artem ti tradisce.»
Evgenia scoppiò in una risata isterica:
«Inna, abbiamo trent’anni! Ti sembra il caso di credere a queste sciocchezze? È solo ciarlataneria! Ma sai che c’è? Andiamoci, almeno ci faremo una risata. Sono curiosa di sentire che assurdità mi predirà. Quanto si fa pagare questa veggente?»
«Non chiede nulla. La gente le lascia quello che vuole, ma lei non impone tariffe.»
Evgenia esitò. Una parte di lei temeva di sentire qualcosa di brutto. E se la cartomante le avesse rivelato una verità insopportabile?
Quando entrarono nella casa della cartomante, Evgenia si aspettava un ambiente cupo, pieno di candele, tarocchi e una donna vestita di nero. Invece, furono accolte da una signora anziana, rotonda e sorridente, che le fece accomodare in una normale cucina. Evgenia ne rimase persino delusa.
La cartomante la fissò intensamente, prese la sua mano e disse:
«Il tuo destino è intrecciato, figlia mia. Hai affrontato molte difficoltà, ma non hai mai ceduto. Sei buona e generosa, e troppi si approfittano di te. Non piangere per tuo marito. Non è il tuo destino. Il vero amore busserà presto alla tua porta: un uomo inaspettato entrerà nella tua vita, e lui sarà la tua felicità.»
Evgenia sorrise incredula, ringraziò e uscì, trovando assurde quelle parole.
Quella sera, pioveva forte. Evgenia, persa nei suoi pensieri, osservava la strada. Notò un uomo seduto su una panchina, tremante sotto la pioggia. Si sentì toccata dalla sua miseria. Spinta da compassione, uscì di casa e gli fece segno di avvicinarsi.
«Vieni dentro, almeno per scaldarti e bere un tè caldo.»
L’uomo, esitante, entrò. Quando si tolse il cappuccio, Evgenia sgranò gli occhi: «Matvey? Petrov? Sei proprio tu?»
Lui la fissò confuso: «Non ricordo nulla. Qualcuno mi ha aggredito, mi ha colpito alla testa, ho perso la memoria.»
Proprio in quel momento, la porta si spalancò e Artem entrò barcollando. Vedendo lo sconosciuto, urlò furioso:
«Quindi mi tradisci con un barbone? Complimenti! Io ti lascio!»
E sbatté la porta, lasciandola sconvolta.
Evgenia scoppiò in lacrime. Matvey restò con lei. Nei giorni seguenti, si scoprì la verità: era stato derubato, la sua auto rubata. Denunciò tutto alla polizia.
Nel frattempo, Artem cercò di riconquistare Evgenia, ma lei lo respinse. Matvey, invece, era sempre accanto a lei, proprio come ai tempi della scuola. Alla fine, le fece una proposta:
«Zhenya, vieni a vivere con me. Ricominciamo da capo.»
Lei accettò.
Un anno dopo, erano sposati e felici. E quando Evgenia scoprì di essere incinta, comprese che la cartomante aveva ragione: il destino l’aveva guidata verso il vero amore.