Olga non si era mai sentita così sola. Dopo che Viktor l’aveva lasciata con Misha, il loro bambino di nove anni, in quella casa cadente ai margini del villaggio, ogni giorno era una battaglia. Le pareti sembravano crollare da un momento all’altro, e il vento gelido entrava da ogni fessura. «Davvero pensi che qui possa crescere un bambino?» le aveva chiesto, scettica, la sua amica Inna durante una breve visita.
Viktor se n’era andato senza voltarsi, lasciando solo una firma su un pezzo di carta che le garantiva la proprietà della baracca. «Non pretendo nulla, sei libera di arrangiarti», aveva detto, come a chiudere un capitolo senza rimpianti.
Olga si era rimboccata le maniche. Misha, con il suo orsetto sdrucito, le dava forza ogni giorno. Lei imparò a riparare il tetto, a rinforzare il pavimento e a far funzionare una vecchia lampadina. Il villaggio la guardava con rispetto, e Nina Petrovna, la saggia vicina, le ripeteva: «La terra è per chi ha coraggio».
Un pomeriggio di pioggia, sola in casa, decise di dare una pulita alla cantina umida e polverosa. Scoprì una porta nascosta, celata dietro una pila di assi. Spinta dalla curiosità, la aprì e trovò una stanza segreta: un vecchio baule di legno carico di monete d’oro, gioielli antichi e lingotti scintillanti.
Il cuore le balzò in gola. «Non può essere vero», sussurrò, toccando una moneta lucente. Pensò subito a Viktor: «E se lui lo sapeva?» Ma non aveva mai mostrato interesse per quella casa.
Olga chiamò Inna, la sua amica avvocato: «Devo scoprire cosa fare con questo tesoro, e tu sei l’unica che può aiutarmi».
Misha guardava la madre con occhi pieni di speranza. La loro vita era cambiata, e forse, finalmente, un futuro migliore li aspettava dietro quel baule nascosto.