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L’appartamento di nonna era pieno di ricordi, ma anche di segreti. Quando André arrivò il nono giorno dopo il funerale, trovò la casa invasa da parenti intenti a spartirsi ogni cosa. Nessuno si curava di lui, l’unico erede “senza nulla” agli occhi di tutti.

«Quel vaso blu è mio!» gridò zia Vera, stringendolo come un trofeo. «E i piatti sono di famiglia!» aggiunse zio Kolia, impilando tazze e piatti senza un briciolo di scrupolo.

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André restò in disparte, osservando con tristezza. Poi un suono leggero attirò la sua attenzione: Sam, il gatto rosso di nonna, uscì dalla poltrona e si avvicinò a lui. I suoi occhi gialli sembravano chiedergli aiuto.

«Sam è mio,» disse André, più a se stesso che agli altri.

La cugina Irka lo derise: «Un gatto? Ma che scherzi?»

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«Lo porto con me,» ribatté André deciso.

I parenti scoppiarono a ridere. Come poteva un giovane disoccupato pensare di prendersi cura di un animale mentre loro facevano affari con il resto?

Quella notte, però, mentre puliva la vecchia libreria di nonna per fare spazio a Sam, André trovò un libro con una copertina consumata. Dentro, nascosto tra le pagine, c’era un piccolo diario con mappe e note scritte a mano.

Il diario parlava di una soffitta segreta nell’appartamento, dove nonna custodiva qualcosa di molto prezioso.

Guidato da Sam, André trovò la botola nascosta sotto un tappeto polveroso. Aprendola, scoprì una scatola di legno intarsiato, piena di vecchie monete d’oro e gioielli antichi.

La sua fortuna era iniziata con un gatto.

Il giorno dopo, tutti lo guardarono con occhi nuovi.

«Non sempre l’eredità è ciò che si vede,» sorrise André, accarezzando Sam.

E da quel giorno, il loro legame divenne un tesoro più grande di qualsiasi ricchezza materiale.