Le gemelle si sono sposate lo stesso giorno, hanno partorito insieme: guardate solo com’è incredibile la somiglianza dei loro bambini!

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Fin da piccole, Gioia e Giada erano inseparabili. Non solo perché erano gemelle identiche, ma perché i loro cuori sembravano battere all’unisono. Ogni desiderio, paura, passione — tutto si rifletteva come in uno specchio tra loro. Cresciute in un paesino sul lago, erano famose per la loro complicità: una finiva la frase dell’altra, ridevano delle stesse cose e avevano sogni perfettamente allineati.

Ma nessuno avrebbe immaginato quanto le loro vite sarebbero rimaste intrecciate.

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A diciotto anni, durante una vacanza di famiglia in montagna, conobbero Alessio e Marco, due cugini milanesi in visita dai nonni. Bastò un solo pomeriggio al rifugio per far scoccare la scintilla. La sorpresa fu che Giada si innamorò di Alessio e Gioia di Marco, come se le loro anime avessero riconosciuto l’ordine giusto, senza bisogno di parole.

I quattro rimasero inseparabili per anni, condividendo cene, viaggi, serate sul divano e sogni futuri. Dopo l’università, decisero di coronare l’amore con un doppio matrimonio nel giardino della vecchia villa sul lago. Fu una cerimonia intima, piena di risate, petali di rosa e il profumo della lavanda al tramonto.

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Tre mesi dopo, un test di gravidanza positivo — in due case diverse, lo stesso giorno. Le sorelle si guardarono e scoppiarono a ridere e piangere al tempo stesso. “Ovviamente,” disse Gioia. “Ovviamente anche questo lo facciamo insieme.”

I mesi volarono tra ecografie condivise, desideri notturni incrociati e pancioni che crescevano a ritmo identico. I medici si abituarono presto alla confusione: due donne uguali, con la stessa data presunta di parto, sempre insieme.

Il 17 aprile, all’alba, Giada ruppe le acque. Fu portata in ospedale da Marco, mentre Gioia, al telefono, la incoraggiava. Tre ore dopo, Gioia chiamò Alessio: era il suo momento.

Nacquero così Luna e Leonardo, a poco più di due ore di distanza. Due bambini incredibilmente simili, non solo nei tratti — gli stessi occhi scuri e profondi, la stessa fossetta sulla guancia — ma anche nei gesti. Dormivano nello stesso modo, si agitavano con lo stesso ritmo, e sembravano cercarsi già nei primi giorni, come se sapessero di essere parte di qualcosa di unico.

La loro storia si diffuse velocemente: giornali, riviste, blog di mamme. Ma per le due sorelle, tutto questo era solo la naturale estensione del legame che avevano sempre avuto.

“Non è magia,” diceva Giada con un sorriso. “È destino. O forse solo amore moltiplicato per due.”