Lavinia ha provato a ignorare tutto, per anni. La solitudine era meno dolorosa del senso di colpa che provava all’idea di tagliarli. Ogni volta che ci pensava, sentiva di tradire un patto sacro.

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Lavinia Mancini non si taglia i capelli da quando aveva tredici anni. Ora ne ha trenta, e la sua chioma ha superato i tre metri di lunghezza. Ma quello che all’apparenza potrebbe sembrare un record da libro dei Guinness, nasconde in realtà una storia molto più cupa, intricata e profondamente umana.

Tutto iniziò con una promessa fatta davanti allo specchio della sua cameretta, il giorno dopo il funerale della madre. Lavinia, ancora adolescente, aveva deciso che non avrebbe mai più tagliato i capelli: erano l’unica cosa che sentiva veramente “sua”, un filo invisibile che la teneva legata all’ultima carezza ricevuta.

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Ma col passare degli anni, quella promessa è diventata una prigione. I capelli crescevano, inarrestabili, pesanti. Ogni mattina era un rito di ore per districarli, lavarli, raccoglierli in modo che non strisciassero sul pavimento. Non c’era spazio per la spontaneità, né per le persone. Ha smesso di uscire. Ha smesso di vivere. Il dolore al collo, la schiena curva, le emicranie croniche sono diventati la norma. Come se il corpo le stesse chiedendo, ogni giorno: “Quando ti libererai?”

Lavinia ha provato a ignorare tutto, per anni. La solitudine era meno dolorosa del senso di colpa che provava all’idea di tagliarli. Ogni volta che ci pensava, sentiva di tradire un patto sacro.

Poi, nel giorno del suo trentesimo compleanno, qualcosa è cambiato. Seduta davanti allo specchio, ha visto una donna che non riconosceva più. Una donna stanca, con gli occhi spenti. E per la prima volta ha capito che sua madre non avrebbe voluto vederla così. Non l’avrebbe mai voluta vedere prigioniera del passato.

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Il taglio non è stato un gesto impulsivo. Lavinia ha invitato la sorella minore, che non vedeva da anni, e insieme hanno trasformato quel momento in un rito di rinascita. Ci sono volute quasi due ore per liberarla da tutto quel peso. Alla fine, Lavinia ha pianto — ma non di tristezza. Era un pianto leggero, come il suo corpo, finalmente libero.

Oggi i suoi capelli sfiorano appena le spalle. Esce, cammina a testa alta, prende il sole in faccia. Ogni tanto si guarda allo specchio e sorride. Non per come appare, ma per il coraggio che ha avuto.

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