Mi hanno affidato i nipoti per l’intera durata delle vacanze: con la mia pensione devo occuparmi di tutto, dai pasti ai giochi.

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Sono diventata la tata non retribuita dei miei nipoti per tutte le vacanze. E tutto con la mia pensione. Mi chiedo spesso quando è successo che gli anziani siano diventati il piano B della famiglia, quelli da cui si va solo quando serve. I figli, oggi, sembrano considerare tutto dovuto: il nostro tempo, il nostro denaro, le nostre energie. Ma affetto sincero, gratitudine? Spariti, come se non fossero più contemplati.

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Io vivo in un paesino tranquillo vicino Firenze, con la mia pensione modesta e un grande bisogno di silenzio e pace. Ma quest’anno, le vacanze autunnali mi hanno travolta come una tempesta improvvisa. Mia figlia ha due figli: uno di dodici anni, l’altro di quattro. E hanno energie che sfiancherebbero chiunque, figuriamoci me.

Per un attimo avevo sperato di poter respirare. Niente ponti festivi, niente richieste dell’ultimo minuto. Invece, una domenica pomeriggio, la porta di casa si è aperta su mia figlia e i due bambini. Nessun preavviso, solo un sorriso frettoloso e la frase:

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— Mamma, tieni i bambini! Noi ce ne andiamo alle terme.

Mi sono sentita gelare.

— Ma… Giulia, non mi hai detto nulla! Come faccio?

Lei ha riso nervosamente, già posando le valigie accanto alla porta:

— Se te lo dicevo, trovavi una scusa. Ma sei la nonna, dai! Ci serve staccare un po’.

E con un bacio rapido, se n’è andata. Io sono rimasta lì, con due bambini scalpitanti e nessuna idea di come affrontare la settimana.

Cinque minuti dopo, la casa era un campo di battaglia: televisione a tutto volume, scarpe in ogni angolo, urla nei corridoi. La mia minestra è stata accolta con smorfie e lamenti — volevano la pizza, perché “mamma ha promesso!”. Ho preso il telefono e ho chiamato Giulia, furiosa.

— I tuoi figli non vogliono mangiare. Vogliono solo la pizza!

— Tranquilla, l’ho già ordinata — ha risposto, seccata — Non forzarli, altrimenti iniziano a fare i capricci. Falli divertire un po’!

— E con che soldi, scusa? Con la mia pensione?

La risposta è arrivata gelida:

— Mamma, sono i tuoi nipoti, non degli sconosciuti. E poi, su cos’altro spendi i tuoi soldi?

E lì ho capito. Per lei, il mio tempo è suo. I miei risparmi, suoi. Il mio affetto, scontato. Nessun grazie, nessuna attenzione. Solo doveri, nessun diritto.

Io ho lavorato tutta la vita. Mi sono spaccata la schiena per dare a mia figlia tutto ciò che le serviva. E ora, invece di un po’ di riposo, di una vecchiaia serena, mi ritrovo trattata come una colf senza stipendio. Amo i miei nipoti, li amo davvero. Ma sono stanca. Il mio corpo non regge più le corse, le urla, le notti insonni.

Mi guardo intorno: piatti sporchi, giocattoli ovunque, urla che rimbombano nei muri. E dentro di me una domanda si fa sempre più insistente: è davvero questa la mia vecchiaia? Dopo tutto quello che ho fatto, è questo ciò che merito?

 

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