Alexey attivò i tergicristalli, spazzando via la fanghiglia nevosa che offuscava il parabrezza. Il gelo di dicembre avvolgeva la strada in un silenzio spettrale, interrotto solo dal borbottio sommesso del motore e dal monotono chiacchiericcio della radio. L’ennesima discussione sulle condizioni stradali e le gomme invernali lo spinse a spegnerla con un sospiro.
All’improvviso, i fari illuminarono una sagoma ricurva sul ciglio della strada. Un uomo anziano, avvolto in un cappotto logoro, si stringeva attorno un enorme sacco, quasi troppo pesante per lui. Alexey frenò d’istinto, sentendo le ruote scivolare pericolosamente sul ghiaccio.
— Che diavolo ci fai qui, vecchio? — mormorò tra sé, già abbassando il finestrino.
— Papà, tutto bene? — chiamò, sporgendosi leggermente.
L’uomo alzò la testa con lentezza. Il suo viso, arrossato dal freddo, era incorniciato da un cappello di pelliccia ricoperto di brina.
— Vivo… — sussurrò con voce tremante, quasi sopraffatto dalla stanchezza.
Senza pensarci due volte, Alexey spense il motore e scese dal camion. L’aria gelida gli morse il viso, e il suo respiro si trasformò in sbuffi bianchi.
— Dove devi andare? — chiese, osservando con attenzione il vecchio. Il suo cappotto era liso, e le suole consunte degli stivali affondavano nella neve fresca.
— Aspetto un passaggio. Devo portare queste patate ai miei nipoti.
Alexey alzò un sopracciglio.
— Sali, ho spazio.
L’anziano esitò, stringendo il sacco come se temesse di lasciarlo andare.
— No, figliolo… Aspetterò.
Ma la sua voce stanca e il tremito delle mani lo tradirono. Alexey si avvicinò, prese il sacco senza fatica e lo caricò nel camion.
— Basta storie, vieni su. Non ti lascio qui a congelare.
L’uomo lo guardò per un lungo istante, poi annuì debolmente e, con un po’ di fatica, si arrampicò nella cabina.
— Attento a non scivolare — lo avvertì Alexey, chiudendo la portiera.
Accese il riscaldamento al massimo, osservando l’anziano sfregarsi le mani per scaldarle.
— Come ti chiami?
— Nikolay.
— Piacere, io sono Alexey. Dove ti porto, Nikolay?
— A Mihaylovka. I miei nipoti mi aspettano.
Alexey fischiò piano.
— Non è dietro l’angolo… Ma perché partire con questo freddo?
— Non avevo scelta. — Nikolay sorrise stancamente. — I ragazzi non hanno più patate, gliel’avevo promesso. Pensavo di far prima viaggiando di notte, ma…
Alexey lo scrutò con maggiore attenzione.
— Da quanto sei qui ad aspettare?
— Dalla notte scorsa. Tante macchine sono passate, nessuna si è fermata.
Alexey serrò la mascella, stringendo più forte il volante.
— Ora non devi più preoccuparti.
Il viaggio si rivelò più lungo del previsto. La neve continuava a cadere, trasformando la strada in un manto bianco e insidioso. Nikolay, esausto, si addormentò poco dopo, e Alexey ogni tanto gli lanciava un’occhiata.
— “Ha passato tutta la notte al gelo… Come ha fatto a resistere?” — pensò, sentendo un nodo stringergli lo stomaco.
Dopo un’ora abbondante, imboccarono una stradina secondaria. Il camion avanzò con difficoltà sulla neve alta, le ruote slittavano ad ogni curva.
— Ci siamo quasi — sussurrò Nikolay, indicando una piccola casa di legno.
L’edificio apparve nell’oscurità, le pareti consumate dal tempo, il tetto appesantito dalla neve. Dal comignolo si alzava appena un filo di fumo.
Alexey spense il motore e si voltò verso l’anziano.
— Questa è casa tua?
Nikolay annuì, strofinandosi le mani intirizzite.
Non aveva ancora aperto la portiera che la porta della casa si spalancò, e due bambini corsero fuori. La più piccola era avvolta in una sciarpa troppo grande per lei, il più grande indossava un vecchio maglione rattoppato.
— Nonno! — gridarono insieme, gettandosi tra le sue braccia.
Nikolay lasciò cadere il sacco nella neve e li strinse forte.
Alexey rimase in disparte, osservando la scena con le mani in tasca. Un calore gli si insinuò nel petto.
— Chi è lui? — chiese il ragazzino, lanciandogli uno sguardo sospettoso.
— È lo zio Alexey. Mi ha dato un passaggio — spiegò Nikolay.
La bambina sorrise timidamente.
— Grazie, zio!
— Di nulla… — rispose Alexey, ma il suo sguardo vagò verso le finestre coperte di brina.
— Non avete legna per scaldarvi?
Il ragazzo abbassò gli occhi.
— Quasi finita…
Alexey sospirò. Andò al camion e tornò con due sacchi pieni di legna asciutta.
— Questo vi aiuterà a stare un po’ più al caldo.
Gli occhi di Nikolay si velarono di commozione.
— Non dovevi…
— Eppure l’ho fatto — disse Alexey con un sorriso.
Quella notte, iniziata come un semplice viaggio sulla strada ghiacciata, si era trasformata in qualcosa di molto più importante.