Era la vigilia di Natale e l’aria profumava di cannella e pino fresco. Avevo cucinato tutto il pomeriggio: biscotti allo zenzero, cioccolata calda, e il tacchino ripieno che faceva impazzire i bambini. L’albero scintillava e la casa sembrava uscita da una cartolina. Mia figlia, Emma, roteava nel suo vestito da principessa di ghiaccio, mentre il piccolo Luca rincorreva il cane travestito da renna.
Aspettavamo solo lui.
Mio marito arrivò trafelato, il telefono incollato all’orecchio. «Ciao amore, sembra tutto perfetto. Puoi fare un favore? Stirami il completo nero e la camicia blu, ho un evento importante.»
Pensavo si riferisse a una visita ai genitori o a una sorpresa per noi.
Ma appena uscito dalla doccia, si vestì in tutta fretta. «Devo andare alla festa dell’ufficio. Solo il personale può partecipare, niente accompagnatori, mi dispiace.»
Lo guardai, incredula. «Stasera?»
Mi sorrise appena, già pronto a uscire.
Poi, mezz’ora dopo, il telefono squillò. Era Claudia, la moglie del suo collega: «Ciao! Hai deciso cosa indossare per la festa? Ci vediamo lì!»
Mi si gelò il sangue. Mi sedetti. Per un attimo pensai di lasciar perdere. Ma poi guardai Emma con la corona in testa e Luca che imitava Babbo Natale con un cuscino sotto il maglione. Non potevamo lasciarlo passare così.
«Andiamo a portargli un regalo», dissi ai bambini.
Li vestii con cura e in venti minuti eravamo davanti al grande hotel dove si teneva la festa. Entrammo con un vassoio di biscotti fatti da noi.
La musica era alta, le luci soffuse. Molti ci guardarono sorpresi. Poi lo vidi. In mezzo alla sala, mio marito rideva con Claudia e altri colleghi.
Quando ci notò, rimase paralizzato. Emma gli corse incontro. «Papà! Siamo venuti per Natale!»
Le risate si spensero.
Mi avvicinai, porgendogli il vassoio. «Abbiamo pensato che potresti condividere questo con tutto il personale.»
Da quel momento, nessuno dimenticò la vera ospite d’onore di quella serata.