Dentro c’era una serie di fogli — lettere. Ogni pagina era indirizzata a me.

Advertisements

Avevamo superato da poco le nuvole quando mi addormentai. Un sonno leggero, agitato, lo stesso che avevo ormai da mesi. Jeffrey, mio marito da più di vent’anni, era cambiato. Non c’erano più le colazioni insieme, le passeggiate la sera, nemmeno i piccoli litigi su cosa guardare in TV. C’era solo il lavoro. Le chiamate sussurrate dietro le porte chiuse. Le cene saltate. E io, sola, in una casa silenziosa.

L’idea del viaggio era stata mia. Un’ultima possibilità. Un’isola dove nessuno potesse disturbarci. Dove potessimo, forse, ritrovarci. O almeno capirci.

Advertisements

A bordo, mentre il motore ronzava in sottofondo e i miei pensieri si confondevano con le nuvole fuori dal finestrino, sentii una mano sfiorarmi il braccio.

«Signora,» sussurrò una voce gentile. Una hostess, giovane, elegante. «Mi scusi se la disturbo, ma… suo marito è appena uscito. Credo dovrebbe controllare la sua borsa a mano.»

Strizzai gli occhi, sorpresa. «Cosa…?»

Advertisements

Lei mi fissò. «Merita di sapere la verità.» Poi si allontanò, lasciandomi con un nodo allo stomaco.

Guardai il posto accanto al mio: vuoto. Le mani mi tremavano mentre tiravo la sua valigia dalla cappelliera. Il cuore batteva troppo forte.

Dentro c’erano i soliti oggetti: un caricatore, una camicia arrotolata, il suo dopobarba. Ma poi notai qualcosa infilato tra le pagine di un libro. Una busta gialla. Sulla copertina c’era scritto: “Per lei. Quando sarà pronta.”

Con le dita fredde la aprii.

Dentro c’era una serie di fogli — lettere. Ogni pagina era indirizzata a me. Scritta a mano, con la sua grafia. Ne lessi una:

“Amore mio,
se stai leggendo questo, è perché hai scoperto il mio segreto. Non ho avuto il coraggio di dirtelo. Ho scoperto qualcosa mesi fa. Qualcosa che mi ha spaventato. Una diagnosi. Una malattia rara, degenerativa. Ho cercato di proteggerti. Di proteggere noi. Ma mi sbagliavo. Avrei dovuto parlare con te. Sempre. Perdonami.”

Mi mancò l’aria. Le lettere continuavano. Racconti di visite mediche, di paure, di amore represso. Nessuna amante. Nessuna bugia frivola. Solo un uomo che aveva paura di morire… e di farmi soffrire.

Quando tornò al suo posto, i suoi occhi incontrarono i miei. Lacrime già pronte nei miei. Non dissi nulla. Solo lo abbracciai. Forte. Come non facevo da anni.

Quel volo non ci portava solo su un’isola remota. Ci riportava, senza saperlo, l’uno dall’altra.