Ero all’ottavo mese di gravidanza. Aspettavo due gemelline e la mia vita sembrava sul punto di sbocciare… finché non è crollata in mille pezzi.
Stavo piegando con cura minuscoli body color lavanda, scegliendo tra nomi dolci come melodie, quando il cellulare ha vibrato. Un messaggio. Il mittente? Vivian. La direttrice di Eddie.
Per un istante ho pensato a un imprevisto lavorativo. Ma bastò un’occhiata per sentire il sangue gelarsi nelle vene.
Una foto. Eddie, mezzo nudo, disteso su un letto che non era il nostro. Il suo sorrisetto sfacciato rivolto verso l’obiettivo.
E come se non bastasse, sotto quell’immagine, una frase come un pugno allo stomaco:
“Era ora che lo sapessi. È mio.”
Le mani mi tremavano. Nel ventre, le bimbe si agitavano come se percepissero il terremoto dentro di me.
Tradimento. L’uomo con cui stavo per diventare madre mi aveva pugnalata. E con la sua capa, per di più.
Ho provato a chiamarlo, più volte. Solo la segreteria. Solo silenzio.
Mi sono lasciata cadere sul divano, le mani sulla pancia, cercando conforto in quel legame puro e innocente.
«Non temete, amori miei… la mamma non se ne andrà mai. Anche se lui ha appena spezzato ogni promessa.»
Ma ciò che ignoravo era che l’inferno vero stava per iniziare.
Quella sera Eddie è tornato. E con lui, Vivian. Entrò come se le appartenesse tutto, anche l’aria. Alta, impeccabile, con l’aria di chi non conosce ostacoli.
«Che succede, Eddie?» gli chiesi, cercando di mantenere la voce ferma.
Lui non esitò: «È finita, Lara. Amo Vivian. Me ne vado. Non facciamo scenate, ok?»
Mi si gelò il cuore. «Ma… tra poco nasceranno le bambine…»
«Capita. La vita è imprevedibile,» rispose con indifferenza.
Vivian mi guardò dall’alto in basso. «E visto che l’appartamento è suo, entro domenica devi essere fuori.»
La rabbia montò. «Pensate davvero che io possa andarmene con due neonate in pancia?!»
Vivian si avvicinò, sprezzante. «Ti faccio un’offerta. Ti compro una casa. Ti sistemo. Ma in cambio… voglio una delle tue figlie.»
Mi si mozzò il fiato. «Cosa hai detto?»
«Hai capito bene. Non voglio rovinarmi il corpo per avere un figlio. Tu invece… sei già pronta. Ti aiuto, ma una delle due crescerà con me. Le darò tutto.»
Eddie, al suo fianco, abbassava lo sguardo, incapace persino di vergognarsi.
Non potevo urlare, non avevo appoggi. Dovevo solo prendere tempo.
«Va bene,» dissi con voce spezzata. «Ma voglio essere io a decidere quale figlia darvi. Dopo che le avrò conosciute.»
Vivian sorrise, convinta di avermi sottomessa. «Affare fatto. Ma non allungare troppo i tempi.»
Annuii. «E voglio la casa a mio nome. Niente affitti. Solo certezze.»
Lei accettò con riluttanza. E io misi in atto il mio piano.
Finsi fragilità. Riuscii a far firmare a Eddie i documenti per una casa piccola ma mia, in una zona tranquilla. Non verificarono nulla. Erano troppo sicuri di aver vinto.
Vivian veniva spesso, sfiorava la mia pancia come se già le appartenesse. Io mentivo. Ogni parola era parte della recita.
Le bimbe nacquero in una notte silenziosa. Forti, splendide.
Mandai un messaggio a Vivian: “Ho partorito. Vi aspetto.”
Quando arrivarono, li accolsi con un’espressione seria. Vivian brillava di impazienza.
«Chi sarà la prescelta?» chiese, entrando come se fosse la padrona.
Sollevai entrambe le bimbe, una per braccio.
«Nessuna,» dissi.
«Cosa?!» esclamò lei.
«Nessuna delle mie figlie crescerà con voi. Non siete degni nemmeno di un loro sorriso.»
Eddie si agitò. «Ma che diavolo—»
«Voi mi avete offerto soldi per un essere umano. Pensavate che fossi disperata. Ma mi avete sottovalutata. E ora… pagherete.»
Vivian urlò: «Allora vattene subito da questa casa!»
Sorrisi. «Questa casa è mia. Firmata. Registrata. Legale.»
«Non è possibile!» gridò lei. «Eddie!»
Lui impallidì. «È… è vero. Ho firmato. Non ho controllato.»
«Peccato. Ah, e c’è dell’altro.»
Presi il telefono. «Ho pubblicato tutto. Le foto. I messaggi. Il vostro “accordo”. E ho taggato la tua azienda, Vivian. E anche i tuoi contatti nei comitati etici.»
Vivian afferrò il telefono di Eddie. Il suo volto si fece cenerino.
«Ci sono centinaia di commenti,» mormorò.
«Avete rovinato voi stessi,» conclusi.
Il giorno dopo, Eddie perse il lavoro. Vivian fu licenziata, sommersa dallo scandalo. Tutti i suoi contatti professionali le voltarono le spalle.
Io? Ogni notte stringo le mie figlie, nella casa che porta il mio nome. Ho protetto loro. Ma, soprattutto, ho salvato me stessa.