Per il mondo era il Papa, per lei era semplicemente il suo migliore amico.

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Per milioni di persone, lui era il Santo Padre, guida spirituale, simbolo della fede. Per lei, invece, era molto di più. Era un compagno di vita, un confidente silenzioso, l’amico di sempre.

Nessuna foto da postare, nessuna scena da recitare. Solo una donna, minuta, con l’abito semplice delle suore, lo zainetto verde sulle spalle — lo stesso che portava ogni giorno, senza pretese. Si è avvicinata lentamente, tra la folla che avanzava a testa bassa, distratta o semplicemente di passaggio.
Si è fermata davanti alla bara di Papa Francesco, si è inginocchiata.

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Le mani giunte, gli occhi lucidi, il viso segnato non solo dalla tristezza, ma da una devozione profonda, da un legame autentico. È rimasta lì immobile, assorta, in silenzio. Pregava, piangeva.

Nessuno sembrava accorgersi di lei. Ma le telecamere l’hanno vista. E quell’immagine, cruda e reale, ha toccato il cuore del mondo intero.

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Era Suor Genevieve, una donna che ha condiviso con Jorge Mario Bergoglio anni di amicizia vera, lontana dai riflettori, nutrita di piccoli gesti e grandi ideali. Non servivano parole, né cerimonie. In quella preghiera c’era tutto: dolore, riconoscenza, amore.

In un tempo in cui spesso l’apparenza vale più della sostanza, lei ci ha ricordato cosa significa esserci davvero per qualcuno. Ci ha mostrato la dignità del silenzio, la forza della discrezione, e il volto umano del lutto.

Grazie, Suor Genevieve, per averci donato un momento di verità. In un mondo che corre e dimentica, tu sei rimasta. E ci hai commossi profondamente.

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