Zia per caso non le serve un bambino? Prenda il mio fratellino, ha solo cinque mesi e ha fame.

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Clara Moretti sospirò, osservando la giovane donna che le sedeva di fronte con un sorriso impeccabile. A prima vista, non c’era nulla da eccepire: alta, slanciata, sempre truccata con cura, le unghie perfette, l’atteggiamento educato. Eppure qualcosa le graffiava l’anima, un’irrequietezza sottile che solo il cuore di una madre poteva sentire.

Quel presentimento era nato una settimana prima, durante un innocente pomeriggio d’inverno. Lorenzo, il figlio di Clara, era uscito a comprare una torta, lasciando la sua nuova fidanzata, Giulia, da sola in cucina con lei.

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— È da tanto che vive qui? — chiese Giulia con un tono svagato, ma gli occhi attenti esploravano ogni angolo dell’appartamento. — È molto spazioso… e immagino che la ristrutturazione sia recente?

— Tre anni fa — rispose Clara, gentile ma guardinga. — Lorenzo mi ha aiutata molto.

Giulia annuì, facendo scivolare le dita lungo il bordo lucido della tovaglia.

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— Dev’essere bello avere un figlio così presente… — disse, poi con noncuranza aggiunse: — E ha solo questo appartamento, o anche altri? Lorenzo mi ha raccontato che lei ha sempre avuto una carriera di successo.

Clara si irrigidì. La domanda era formulata con abilità, come se fosse un pensiero passeggero, ma l’intento era chiaro. Nella loro famiglia non si parlava mai di soldi o proprietà con gli estranei. E in quel momento, Giulia, nonostante i sorrisi e le buone maniere, le sembrò proprio questo: un’estranea.

— Ho ciò che mi basta — rispose con un sorriso di cortesia, ma negli occhi si era acceso un sospetto. Non era solo una ragazza interessata al figlio. No. C’era qualcosa di più, qualcosa di calcolato nei suoi modi.

Da quel giorno, Clara cominciò ad osservare. I silenzi, le domande fuori luogo, l’eccessivo entusiasmo per i piani futuri con Lorenzo. Non era gelosia di madre. Era istinto. Il sesto senso di chi ha amato troppo per non riconoscere un pericolo quando lo sente bussare alla porta.

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