Ho messo piede su quell’isola con l’intento di riconquistare la pace interiore, dare inizio a un capitolo nuovo della mia vita e ricucire le ferite del passato.
Fu allora che incrociai il suo sguardo: affascinante e attento, incarnava tutto ciò di cui ignoravo di aver bisogno.
Cominciavo a credere davvero nella possibilità di nuovi inizi, fino a quando un singolo istante distrusse ogni certezza.
Nonostante la mia lunga permanenza, il soggiorno mi sembrava stranamente estraneo.
A cinquantacinque anni, chinata su una valigia aperta, riflettevo su come fossi arrivata a quel punto.
«Come sono finita in questa situazione?» bisbigliai, mentre roteavo tra le dita una tazza screpolata con su inciso: «Per sempre e oltre».
Carezzai il divano con un pensiero doloroso: «Addio ai caffè della domenica e alle discussioni sulla pizza».
I ricordi, come ospiti indesiderati, fluttuavano intorno a me, impossibile scacciarli via.
La camera da letto emanava un vuoto ancor più opprimente. L’altro lato del letto sembrava accusarmi con lo sguardo.
«Non guardarmi in quel modo,» mormorai. «Non tutto questo è solo colpa mia».
Nel frenetico imballare, cercavo inconsapevolmente quegli oggetti a cui ancora tenevo. Il mio portatile giaceva in un angolo, simile a un ancoraggio.
«Almeno tu sei rimasto,» sussurrai accarezzandolo.
Accanto a lui stava il manoscritto incompleto – due anni di lavoro raccolti in pagine non ancora ultimate, ma la prova tangibile che non ero del tutto persa.
Poi arrivò il messaggio di Lana:
«Ritiro creativo. Isola calda. Ricominciare. E vino.»
«Certo che il vino non può mancare,» ridacchiai.
Lana, da sempre abile nel trasformare i disastri in inviti irresistibili, aveva avuto un’idea audace. Forse era proprio ciò di cui avevo bisogno.
Dando uno sguardo alla conferma del biglietto aereo, dentro di me una voce mi metteva in guardia.
«E se non dovesse piacermi? Se non mi accettassero? Se cadesse in mare e venissi divorata dai squali?»
Subito dopo, un’altra voce rispondeva con speranza:
«E se invece questa volta fosse tutto perfetto?»
Inspirai profondamente chiudendo la valigia: «Si parte verso l’ignoto».
Non fuggivo, stavo piuttosto abbracciando qualcosa di nuovo.
L’isola accolse il mio arrivo con brezze tiepide e il suono regolare delle onde.
Chiusi gli occhi per un attimo e inspirai a fondo l’aria salmastra.
Era proprio quello di cui avevo bisogno.
La tranquillità però durò poco. All’arrivo al centro del ritiro, il silenzio fu sostituito da risate e musica vivaci.
Intorno a me, giovani tra i venti e trenta anni si rilassavano su colorate sedie a sacco, ognuno con cocktail decorati da mini ombrellini piuttosto che semplici bevande.
«Non sembra proprio un monastero,» commentai tra me e me.
Il frastuono delle risate scacciava gli uccelli tra gli alberi vicino alla piscina; un sospiro mi sfuggì.
Kreatività? Dubito.
Prima di potermi ritirare nell’ombra, Lana mi apparve, con il cappello leggermente storto e una margarita in mano.
«Téa!» esclamò come se non ci fossimo viste il giorno prima.
«Già sto rimpiangendo,» mormorai, ma un sorriso lievitò sulle mie labbra.
«Non essere sciocca! Qui accadono miracoli! Vedrai, ti piacerà molto.»
«Speravo in qualcosa di più tranquillo,» dissi un po’ rimproverandola.
«Dai! Devi conoscere gente nuova e assorbire energia!» insistette afferrandomi per mano.
Prima che me ne rendessi conto, mi trovai nel mezzo della folla, facendo attenzione a non calpestare ciabatte sparse.
Ci fermammo davanti a un uomo che sembrava uscito da una copertina di rivista.
Con la pelle abbronzata dal sole, un sorriso rilassato e una camicia di lino bianca sbottonata il giusto per risultare misteriosa ma non provocante.
«Téa, questo è Erik,» presentò Lana.
«Piacere di conoscerti, Téa,» disse lui con voce dolce come la brezza marina.
«Il piacere è mio,» risposi cercando di nascondere il mio imbarazzo.
Lana rideva come se avesse organizzato un fidanzamento reale.
«Erik è anche lui scrittore. Quando gli ho parlato del tuo libro, non vedeva l’ora di conoscerti.»
Arrossii. «Non ho ancora finito…»
«Non importa,» replicò Erik, «è già impressionante che tu ci stia lavorando da due anni. Mi piacerebbe molto leggerlo.»
Lana si allontanò divertita. «Parlate voi, torno con altre margarita!»
Mi irritava, ma dopo qualche minuto – forse per il fascino irresistibile di Erik o l’atmosfera incantevole – accettai di fare una passeggiata con lui.
«Dammi solo un attimo,» dissi sorpresa dalla mia stessa audacia.
Velocemente presi un abito estivo leggero dalla borsa, perché se dovevo lasciarmi andare almeno volevo farlo con stile.
Tornando, Erik mi accolse con un sorriso. «Sei pronta?»
Annuii. Il cuore batteva all’impazzata, ma esternamente cercai di mantenere calma.
«Guidami!»
Mi portò in luoghi segreti ignoti ai turisti: una spiaggia nascosta con un’altalena, un sentiero nascosto su una roccia con vista mozzafiato.
«Sei molto brava,» risposi ridendo.
«In cosa?» chiese sedendosi sulla sabbia.
«Hai fatto credere a me che magari, forse, non sono così estranea a questo posto.»
Gli sorrisi. «Forse è proprio così.»
Ridevamo come non facevo da mesi.
La letteratura e il viaggio erano passioni condivise, e Erik mostrava sincero interesse per il mio libro.
Quando disse che un giorno avrebbe appeso la mia firma sulla parete di casa sua, un calore antico mi attraversò il cuore.
Ma qualcosa continuava a turbarlo: tutto sembrava fin troppo perfetto.
Il giorno seguente mi svegliai piena di energia, decisa a scrivere.
Accesi il portatile, ma un terrore glaciale mi assalì.
Il romanzo, risultato di due anni di lavoro, era sparito.
Dopo una ricerca disperata senza esito, corsi da Lana, ma lungo il corridoio colsi frammenti di una conversazione.
«Dobbiamo solo mostrare il manoscritto all’editore giusto…» udii la voce di Erik.
Rimasi pietrificata.
Attraverso una porta socchiusa, li vidi insieme.
«Il manoscritto è geniale. Le faremo credere che è mio,» sussurrava Lana con tono mellifluo.
Il mondo sembrò crollarmi addosso.
Mi voltai e scappai via.
Chiusi frettolosamente la valigia, infilando tutto.
«Questa doveva essere la mia nuova partenza,» bisbigliai amara.
Riuscii a trattenere le lacrime mentre lasciavo l’isola senza voltarmi indietro.
Alcchi mesi dopo, ero in una libreria con il mio primo libro in mano.
«Grazie a tutti quelli che sono venuti oggi,» dichiarai con sicurezza.
Il pubblico si dissolse pian piano.
Su un tavolo trovai un piccolo biglietto:
- «Mi devi ancora una firma. Ti aspetto al bar all’angolo.»
La grafia era familiare.
Erik.
Lo fissai per diversi minuti, poi indossai il cappotto e mi avviai.
Lui era seduto.
«È stata una mossa coraggiosa,» dissi mentre mi sedevo.
«O disperata?» rispose con un sorriso.
«Non ero sicura che saresti venuto.»
«Nemmeno io,» confessò.
Mi spiegò tutto.
Lana ci aveva manipolati. Quando Erik scoprì la verità, rubò il manoscritto per restituirmelo.
«Avevo capito male quello che avevo sentito?» domandai.
«Proprio così.»
Rimanemmo in silenzio.
«Sai, Lana è sempre stata invidiosa di te,» disse piano.
«E ora vuole solo toglierti ciò che non ha potuto avere.»
«E adesso?»
«È sparita. Ha reciso ogni legame.»
«Hai fatto la scelta giusta,» risposi.
«Mi darai una possibilità?»
«Un appuntamento,» dissi sollevando un dito.
«Non rovinarlo.»
Un sorriso ampio illuminò il suo volto.
«Affare fatto.»
Quell’appuntamento ne seguì un altro e poi un terzo.
Infine, senza aspettarmelo, mi innamorai di nuovo – questa volta ricambiata.
Ciò che era iniziato con un tradimento si trasformò in fiducia, comprensione e – sì – amore.
“Le seconde possibilità spesso arrivano quando meno te lo aspetti, trasformando il dolore in speranza.”
Riflessione importante: A volte, anche nelle situazioni più difficili, emerge una nuova opportunità per riscoprire se stessi e l’amore autentico.
Questa vicenda testimonia come il coraggio di iniziare da capo possa portare a incontri sorprendenti e a una rinascita personale profonda.