Quando Davide compra una cassaforte usata al mercatino rionale per pochi spicci, non si aspetta certo di trovare molto all’interno. Forse qualche vite, una chiave dimenticata, magari una busta con vecchie bollette. Ma quando riesce ad aprirla, ciò che scopre cambia la sua vita per sempre: una scatola di legno intagliata, avvolta in un tessuto di seta logoro, contenente fotografie, lettere ingiallite… e un piccolo diario scritto da una bambina scomparsa nel 1987.
Capitolo 1: L’affare
Davide non era un tipo superstizioso. Quando vide la cassaforte, pesante, scura, con qualche graffio ma tutto sommato integra, pensò solo a quanto risparmio stava facendo. L’uomo del banco gli disse che veniva da uno sgombero di una vecchia villa nei dintorni di Lucca. Nessuna storia strana, solo roba dimenticata.
— Non ho la combinazione, eh. Ma magari un fabbro…
Davide la prese comunque.
Capitolo 2: La scoperta
Una volta a casa, ci lavorò con pazienza. Dopo un paio d’ore, con l’aiuto di un amico e qualche attrezzo da scasso, la serratura cedette.
Dentro, c’era solo una scatola, nient’altro. Una scatola di legno scuro, lucidata a mano, con un piccolo lucchetto arrugginito. Il tessuto che la avvolgeva sembrava quasi un foulard da signora, impolverato ma ancora elegante.
Quando riuscì ad aprirla, trovò:
– una foto in bianco e nero di una bambina con le trecce, sorridente, davanti a un cancello di ferro battuto;
– alcune lettere scritte con calligrafia infantile, indirizzate a “Papà”;
– e un piccolo diario con la scritta: “Non dimenticarmi”.
Il diario raccontava una storia inquietante: la bambina, di nome Chiara, viveva con una donna che chiamava “la signora cattiva”. Le lettere lasciavano intendere che fosse stata portata via da casa. L’ultima data riportata era il 13 ottobre 1987. Poi, il silenzio.
Capitolo 3: L’indagine
Davide non riusciva a togliersi dalla testa la storia. Cercò su internet, cercò “Chiara”, “bambina scomparsa”, “1987, Lucca”.
E la trovò.
Chiara T., scomparsa all’età di otto anni. Caso mai risolto. I genitori, separati, avevano sempre creduto che fosse stata rapita. Nessun corpo, nessuna pista. Il caso era stato chiuso nel 1995.
Ma Davide aveva in mano una prova. Quelle lettere, quel diario… parlavano chiaramente di un sequestro. Descrivevano un luogo, una casa con muri rosa e il profumo “di zolfo e muffa”. C’erano disegni: una finestra con sbarre, un pozzo.
Davide andò alla polizia. All’inizio lo presero per un pazzo, poi lessero il diario. Riaprirono il caso.
Capitolo 4: La verità
Dopo mesi di indagini, venne identificata la villa da cui proveniva la cassaforte: appartenuta a una donna, vedova senza figli, morta nel 2002. Nessuno aveva mai ispezionato la proprietà a fondo.
Nel vecchio scantinato, nascosto dietro una parete di mattoni freschi, trovarono una piccola stanza chiusa da dentro. Spoglia. All’interno: un orsacchiotto, una coperta, e un nome inciso nel muro: “Chiara”.
La verità era uscita. La bambina era morta lì dentro, dimenticata dal mondo. Ma grazie a Davide, la sua voce era tornata a farsi sentire.
Epilogo
Davide fu ringraziato dalla famiglia di Chiara, che finalmente poté seppellire la figlia e darle pace. La storia finì sui giornali come “La bambina della cassaforte”.
Davide, ogni tanto, va a trovarla. Porta un fiore bianco, e ogni volta le dice sottovoce:
— Non ti ho dimenticata. Nessuno lo farà più.