Deciditi una volta per tutte: o quella donna spenta o me! La moglie, nascosta dietro la porta, colse per caso quelle parole. Il cuore le crollò nel petto e, incapace di trattenersi, scoppiò in un pianto disperato.

Advertisements

 

— Cammineremo insieme per sempre — mormorava con dolcezza Davide, mentre lui e Chiara consegnavano i documenti per il matrimonio in municipio.

Advertisements

— Anche nei momenti belli e in quelli difficili? — domandò lei, con un sorriso e gli occhi fissi nei suoi, colmi di luce.

— Sì, in ogni istante della nostra vita — rispose lui con fermezza, stringendola forte tra le braccia.

— E se un giorno ti stancassi di me? — chiese lei, piegando leggermente la testa con una punta di malizia.

Advertisements

— Impossibile — rispose Davide con un sorriso tenero. — Tu sei il mio mondo. Se c’è qualcuno che dovrebbe preoccuparsi, sei tu: potrei diventare un peso con la mia presenza costante.

— L’unica cosa che voglio è averti accanto, sempre — sussurrò Chiara, baciandolo. — Addormentarmi vicino a te, svegliarmi col tuo respiro, prepararti il caffè, aspettarti la sera. Vivere ogni giorno insieme.

Chiara, fresca di diploma da maestra, lavorava in una scuola elementare. Sognava una vita semplice, fatta di attenzioni e piccole abitudini. Davide, invece, coltivava grandi progetti.

— Tra qualche anno avvierò una mia impresa — le diceva entusiasta. — Costruirò case. Una sarà tutta per noi. Poi, arriveranno anche i bambini…

— Quanti? — chiese lei, con occhi sognanti.

— Una squadra! Come nella famiglia di mia madre. Mio nonno aveva sette fratelli e tutti vivevano vicini.

— Sei fortunato ad avere una famiglia così unita — disse lei con affetto.

Quando Davide presentò Chiara ai suoi, fu una festa. Si sentì subito parte di qualcosa di grande e sincero.

Dopo il matrimonio, partirono per un breve viaggio. Al ritorno, una zia di Davide, in partenza per l’estero, prestò loro la sua casa. Davide colse l’occasione per avviare la sua ditta edile e cominciò a costruire il loro nido. Poco dopo, Chiara scoprì di aspettare un bambino.

— Voglio almeno finire questa casetta prima che nasca — disse lui. — Poi ci trasferiremo in quella vera.

— E se fosse una bambina? — scherzò lei.

— Ho il presentimento che sarà un maschietto — replicò orgoglioso.

— E se ti sbagliassi?

— Lo amerei allo stesso modo. L’importante è che stia bene.

Durante la gravidanza, però, sorsero delle complicazioni. Chiara fu ricoverata più volte. Un giorno, l’amica Laura la mise in guardia:

— È rischioso… e se Davide si allontanasse? Gli uomini, a volte, non reggono.

— Davide non è così — replicò Chiara, infastidita. — E non voglio più sentire queste parole.

Il parto fu lungo e difficile. Il piccolo nacque fragile, fu portato in terapia intensiva. Davide mollò tutto per stare con lei. Ma dopo dodici giorni, la notizia peggiore: il piccolo non ce l’aveva fatta.

Il dolore fu devastante. E a quel vuoto si aggiunse un’altra ferita: il medico disse a Chiara che non avrebbe più potuto avere figli.

— Mi lascerai, ora? — chiese lei, in lacrime.

— Non dire sciocchezze. Io resto. Abbiamo fatto una promessa, ricordi?

— Ma quale gioia ci resta senza un figlio? Vai via, troverai qualcuno migliore…

— Non farò un passo lontano da te. Ma se continui a respingermi, ci distruggeremo.

— Voglio andare dai miei — decise lei.

— No. Torniamo a casa. Insieme.

Ma Chiara si chiuse in un silenzio che neppure l’amore di Davide riusciva a rompere. Lui le chiese di lasciare il lavoro. I parenti si alternavano, ma lei non voleva vedere nessuno.

Laura tornava spesso, ma solo per ferirla:

— Lascia Davide. Merita una vita vera, dei figli.

— Non tornare più — mormorava Chiara.

Una sera, urlò così forte che Davide la sentì dal cantiere. Corse da lei e l’abbracciò.

— Tu sei tutto ciò che conta. Non importa se non ci saranno figli. Ma tu devi lottare.

Chiara peggiorava. I medici suggerirono una terapia. Davide si oppose al ricovero. Ogni giorno lottava per riportarla indietro. Le parlava della casa, le mostrava i progetti.

— Scegli tu i colori. Non posso farlo senza di te.

Ma lei si rifugiava nei sogni. Lì vedeva bambini, giochi, vita. E al risveglio… solo lacrime.

Poi, un giorno, sentì una voce. Era Laura, fuori dalla porta.

— Sono incinta. È il momento di scegliere. Me o lei?

— Sei impazzita? — sibilò Davide. — Quello che è successo tra noi è stato un errore. Un momento di solitudine. Ma il mio cuore è con Chiara.

— Il bambino ha bisogno di un padre.

Chiara aveva sentito tutto. Era vero. L’aveva tradita. Ma lei… si era lasciata andare. Forse la colpa era anche sua?

Più tardi, Davide rientrò con lo sguardo basso.

— Devo dirti tutto. Quando tu eri chiusa nel silenzio… io mi sono perso. Laura era lì. È stato un errore, che non smetto di rimpiangere. Ma anch’io avevo bisogno di qualcosa…

— Se mi amassi davvero, non lo avresti fatto. Vai da lei. Quel bambino merita un padre.

— Tu non capisci — sussurrò lui, prima di uscire sbattendo la porta.

Il giorno dopo si presentò da Laura.

— Hai deciso, finalmente? — chiese lei, sorridendo.

— Sì. Vieni con me.

— Dove?

— In ospedale. Voglio che tu dimostri che sei incinta.

— Non se ne parla!

— Allora hai mentito. Addio, Laura.

Leave a Comment