Lotta per l’Amore e la Famiglia: La Storia di Aglaia

Sasha, dobbiamo lasciare Aglaia al collegio!» sbotta Iryna con vigore, agitando le sue ricciolature irrequiete.

Alexander, spaesato, fissa incredulo la moglie e ribatte: «Sei impazzita? Che significa lasciare qualcuno così?»

«Esattamente così!» ribatte lei con fermezza. «Presto arriverà il nostro bambino, perché tenere una straniera in casa?»

Dalle ombre emerge una voce soffusa, quasi un’eco: «Iryna, stiamo solo aiutando una piccola orfana, ricordi? Tu stessa eri convinta di adottarla!»

«Ero tanto disperata da non credere più che avremmo mai avuto un figlio nostro. La vera famiglia non può prescindere dalla presenza di un bambino» risponde Iryna, pieni di malinconia i suoi occhi.

Aglaia, una bambina di cinque anni, si ferma davanti alla porta della camera da letto, incapace di trattenere l’incredulità. Non sono lei e i suoi genitori una famiglia? Il pensiero di essere rispedita in orfanotrofio le provoca un groppo alla gola. Aveva atteso con gioia l’arrivo di un fratellino o una sorellina, e adesso rischia di perdere tutto.

Percependo la tensione, Alexander si alza e si dirige verso Aglaia, che piange silenziosamente accanto alla porta.

«Papà, non sono davvero tua figlia?» chiede lei con occhi pieni d’ansia.

«Certo che sì!» la rassicura sollevandola tra le braccia. «Sei parte della nostra famiglia.»

«Ma avete detto che volete riportarmi all’orfanotrofio. Allora non sono figlia vostra?» insiste lei, con testardaggine, asciugandosi le lacrime.

«Ti abbiamo accolto in casa nostra, e questo non cambierà mai l’amore che ti vogliamo. Sono solo i miei ormoni in tumulto per la gravidanza a farci vedere tutto così complicato» dice Alexander con dolcezza tentando di calmare la situazione. «Ora vieni, ti metto a letto.»

Iryna esplode in un urlo carico di rabbia: «Me ne vado, e tu non vedrai mai nostro figlio! Voglio una famiglia senza persone estranee!»

Alexander prova a calmarla: «Non ci sono estranei nella nostra casa! Anche Aglaia è nostra figlia!»

«Non l’ho partorita io! Non è mia figlia!» ribatte Iryna con decisione. «O io o lei!»

Nel frattempo Alexander aiuta Aglaia a raccogliere i suoi vestiti.

«Starete un po’ dalla nonna, così mamma potrà calmarsi. Quando arriverà il piccolo, torneremo a prenderti, va bene?» promette lui alla bambina.

Aglaia annuisce, rassegnata a qualsiasi cosa pur di non tornare all’orfanotrofio. La nonna Tatiana Petrova, donna generosa e pronta a coccolarla con dolci, è il suo punto di riferimento.

«Nonna, se mamma decidesse di mandarmi via, posso restare da te?» domanda timidamente Aglaia sulla soglia.

Tatiana Petrova fissa severamente il figlio, che sorride imbarazzato: «Iryna è solo agitata per via degli ormoni!»

«Certo, tesoro!» risponde con calore la nonna aiutandola a spogliarsi. «Ma mamma non ti lascerà andare via, sei la sua figlia. Queste sono solo parole dettate dallo stress!»

Per due mesi, Aglaia vive con la nonna. Alexander visita la famiglia sempre meno spesso, diviso tra il lavoro in banca e l’ospedale dove Iryna è ricoverata.

Una mattina, mentre la nonna prepara la colazione, Aglaia guarda fuori dalla finestra e, vedendo un’automobile avvicinarsi, esclama felice:

  • «Papà!»

«Così presto?» mormora Tatiana Petrova con un’espressione preoccupata. Di solito il figlio arriva solo nel pomeriggio. Intuendo qualcosa, invita la bambina a rimanere in cucina e corre ad accoglierlo.

«Iryna è morta stanotte. Ha avuto complicazioni durante il parto e non ce l’ha fatta. Anche il bambino è scomparso.» Alexander, esausto, si lascia cadere su uno sgabello nell’ingresso.

I tre restano immobili, immersi in un silenzio denso, incapaci di elaborare la notizia.

«Mamma, adesso porto via Aglaia, è tempo di tornare a casa» annuncia Alexander.

«Se vuoi, puoi stare con noi per un po’» propone Tatiana Petrova, guardandolo con affetto.

«Grazie, mamma» risponde lui con gratitudine.

Aglaia ammira con gioia fiocchi nuovi per i capelli: presto sarà una vera studentessa, pronta con completa uniforme e uno zaino colorato.

All’improvviso, dal corridoio si sente lo scricchiolio della porta che si apre. Papà torna a casa…

«Papà!» grida Aglaia correndogli incontro. Al suo fianco però non c’è da solo: una donna minuta e slanciata lo accompagna.

«Tesoro, ti presento Viktoria. Abiterà con noi!» annuncia Alexander con un sorriso forzato. Viktoria, tende alla bambina un mazzo di fiori con dolcezza: «Buon inizio scuola!»

«Ciao» risponde Aglaia, ignorando il regalo e dirigendosi nella propria stanza.

«Non prendertela, è una brava ragazza» dice il padre a Viktoria.

«Sono sicura che diventeremo amiche» replica lei con un sorriso gentile.

«Sì, certo» pensa Aglaia mentre sbatte la porta dietro di sé.

Il matrimonio tra Alexander e Viktoria avviene in silenzio. Poco dopo a lui viene offerta una nuova posizione lavorativa e la sua presenza in casa diminuisce drasticamente. Tutte le attenzioni per Aglaia ricadono sulla nuova compagna, che tenta con impegno di entrare in sintonia con la bambina. Aiuta nei compiti, partecipa alle riunioni scolastiche, la porta al cinema e a mangiare fuori. Con il tempo, Aglaia si affida sempre più a lei e nella casa si instaura una nuova armonia.

Momento importante: Alla fine dell’anno scolastico Viktoria annuncia di aspettare un bambino, provocando una crisi in Aglaia, che si chiude in sé stessa e versa molte lacrime.

«Aglaia, ti prego, non piangere! Ti voglio bene e nessuno ti toglierà da qui. Siamo una famiglia. Sei la mia preferita!»

«Davvero?» domanda la bambina sporgendosi dalla porta.

«Certamente!» risponde Viktoria, abbracciandola. «Sei la mia vera figlia!»

Pochi mesi dopo, Aglaia tiene fra le braccia il fratellino appena nato e si stupisce di quanto sia minuscolo.

«Mamma, guarda quanto è buffo!» esclama, chiamando per sbaglio Viktoria mamma. Lei, trattenendo le lacrime di gioia, si avvicina e la abbraccia.

Dopo due anni, mentre Aglaia frequenta la quarta elementare, una tragedia scuote la famiglia: Alexander muore in un incidente stradale. Aglaia e Viktoria, silenziose, si prendono cura della casa e del piccolo Kolia. Il dolore taciuto si manifesta in lacrime nascoste. Kolia non comprende la situazione e diventa capriccioso.

Una sera, mentre il bambino dorme, Viktoria si avvicina ad Aglaia e dice:

«Aglaia, non possiamo continuare così. Dobbiamo andare avanti. Papà non tornerà, ma la vita continua. Smettiamo di soffrire, d’accordo?»

«D’accordo» concorda Aglaia. «Avevi ragione, mamma: papà non ritornerà.»

Ma le difficoltà sembrano moltiplicarsi: appena decidono di affrontare la vita con coraggio, alla porta bussano. Un’imponente donna si presenta come ispettore dei servizi sociali e pretende che Aglaia venga mandata all’orfanotrofio, in quanto rimasta senza genitori.

«Come è possibile? E io?» protesta Viktoria.

«Mostrate i documenti di adozione!» esige l’ispettore. Di documenti però non c’è traccia. «La nonna è troppo anziana per garantirle un futuro stabile e voi non avete diritti! Preparatevi, Aglaia!»

Contrariamente a Viktoria, che piange disperata, Aglaia non versa lacrime. Ormai non le importa più nulla del suo destino. Il suo incubo si è materializzato: è sola.

«Ti verrò a prendere, te lo prometto!» urla Viktoria, ma la bambina non conserva più fiducia. Chi ha bisogno di un’orfana? Quando papà era vivo, l’amavano. Ora che non c’è più, lei è diventata invisibile, specialmente per Viktoria, impegnata con il proprio bambino.

Viktoria va a trovare Aglaia nel collegio soltanto di rado; la bambina però la evita. Nota la donna seduta su una panchina, in attesa, senza mai avvicinarsi. Col passare del tempo le visite diminuiscono finché scompaiono del tutto.

«Ecco, si è stancata di fare la mamma» pensa con amarezza Aglaia.

Sono passati due mesi.

«Aglaia, il direttore ti aspetta!» chiama Vasja, il monello del collegio. «Cosa vorrà? Non ho fatto nulla di male!»

«Congratulazioni, Aglaia. Ti hanno accolta in una famiglia!» annuncia solenni il direttore del collegio. «Non è proprio come una famiglia vera, ma quasi!»

«Non voglio una famiglia!» risponde scontrosa Aglaia. «Con le famiglie non mi va mai bene!»

«Staremo a vedere più avanti se ti porterà fortuna. Intanto raduna le tue cose e vai dai nuovi genitori!»

Aglaia obbedisce, ancora indifferente al suo futuro. All’ingresso della struttura incrocia Viktoria.

«Cosa ci fai qui?» chiede lei fredda.

«Sono venuta per te» risponde Viktoria.

«Sono già stata adottata» dice Aglaia, sorpresa.

«Sono io.»

Aglaia non trattiene la gioia.

«Sì! Ti avevo detto che eri la mia vera figlia e non ti lascerò mai andare! È difficile per una madre single trovare chi adotti, ma sono riuscita a dimostrare che posso garantirti una vita dignitosa. Per fortuna, certi favori ancora funzionano. Ora siamo una famiglia a tutti gli effetti! Andiamo a casa, Kolia ti aspetta!»

In conclusione, questa vicenda di lotte familiari, dolori e speranze rivela quanto l’amore e la determinazione possano superare ingiustizie e difficoltà. Aglaia, nonostante le prove, riesce a trovare il suo posto in una famiglia che la accoglie veramente come figlia, dimostrando come al centro di ogni nucleo familiare rimanga il valore insostituibile dei legami affettivi.